A n d r e a r a c c o n t a :

Pierandrea e Marco
10 Giugno 2009, FALSA PARTENZA
Erik, Marco ed io andiamo di primo mattino alla volta di Montecarlo per la partenza.
Strada facendo Franco mi spedisce degli aggiornamenti meteo piuttosto
preoccupanti: molto vento, in ulteriore aumento con raffiche sino a 65
kmh!
Ormai siamo per la strada e pensiamo di fare qualche ripresa a Sospel prima che entri il ventone.
Decollo di Sospel, Erik fa le riprese di rito e partiamo.
Buco immediato e senza pietà…
Risaliamo, la situazione appare più vivace e speriamo in un breve volo accettabile prima che entri il previsto ventone.
Decollo per primo e capisco immediatamente che il vento è già entrato e
non è per nulla amichevole, grido a Marco di non decollare, tra un
legnata e l’altra cerco in mezzo alla valle un punto dove non si salga
troppo, non appena lo trovo tiro una vite ad oltre meno 15 fin per
terra dove, per fortuna, il vento non è ancora entrato.
La giornata è persa e la partenza è rimandata.
Sorpresa: Marco insiste per andare a Montecarlo anche se non c’è una possibilità al mondo di partire… va beh, andiamo…
Al decollo di Montecarlo sole e vento, il panorama è molto bello ma non
dà alcuno spazio a speranze di volo, Marco vuole partire a piedi… tento
di tutto per dissuaderlo, purtroppo inutilmente, torno a casa con Erik
lasciando Marco a Montecarlo che inizia il viaggio a piedi…
12 Giugno 2009, PRIMO GIORNO: LA PARTENZA. Km 30, km totali 30
Con Erik passo a Limone Piemonte dove ha svernato Marco, facciamo
colazione insieme, tento ancora di convincerlo a partire oggi con me in
volo, come si conviene ad un pilota, anche in questo caso non ho
successo.
Riparto con Erik alla volta di Montecarlo mentre Marco prende la direzione opposta per andare a decollare da Liretta.
Arrivo all’ormai consueto decollo vicino alla Peille, sul retro di
Montecarlo per evitare complicazioni (dal decollo normale dovrei
sorvolare la base militare, i francesi, su queste cose, non sono troppo
sportivi).
L’anno scorso ho usato questo decollo in direzione est, quest’anno, data la diversa condizione meteo, userò il lato ovest.
Aspetto che ci siano delle condizioni, saluto Erik e decollo.
Iniziata l’avventura!
Già da subito nulla è regalato e per salire di qualche metro devo
sudare parecchio, pian piano guadagno quota e verso i 1200 m sono a
base, parto verso nord.
Il vento è una tranquilla brezza da sud-ovest intorno ai 15-20 kmh,
sarebbe ottima, ma non riuscendo a fare quota sono praticamente sempre
sottovento a tutto.
Continuo a procedere bassino stando ben attento a dove metto l’ala,
perché uno sbaglio, anche piccolo, con questa quota potrebbe costarmi
il volo, con la penuria di atterraggi che c’è da queste parti potrebbe
risultare anche poco divertente!
Ad un certo punto mi trovo in un punto morto sotto un passo troppo alto
per me, non si sale oltre e il plafond non mi dà alcuna possibilità di
superarlo in volo, adocchio sul pendio una macchia di ginestre vicino
al sentiero che si inerpica sul monte, faccio top.
Le ginestre, viste in volo, sembravano di dimensioni umane ma, invece,
sono alte oltre due metri, impacco come posso la vela e il resto del
bagaglio e inizio la mia prima salita a piedi.
Dopo poco più di un’ora decollo sopra il passo, lo supero e proseguo,
il panorama è molto bello ma scarseggia di atterraggi, salto basso
alcune vallette sino a trovarmi in una strettoia della valle con molti
fili che non riesco a superare, atterraggi zero, torno indietro e
riesco a posarmi nel piazzale di un cantiere edile.
Sono a S. Martin de Vesubie, proprio sotto al famoso volo de La Colmian, sarà un’ottima partenza per domani.
13 Giugno 2009, SECONDO GIORNO: M. ALEX DORDOR. Km 65, km totali 95
Alle 7 di mattina comincio a salire a piedi, alle 8:30 sono al col St Martin davanti alla porta della scuola locale.
E’ sabato ma gli istruttori locali poltriscono da qualche parte, a un
certo punto, passa un pilota con tanto di vela in spalla e mi dice: “So
io dov'è il decollo, con 30-40 minuti a piedi ci arriviamo!”.
Lo seguo, arriviamo a un decollo bassino ed esposto verso nord ovest…
Chiedo al pilota come si può salire in quel posto di mattina, risposta:
“Qua non saliamo mai di mattina, io sono venuto con la vela da
free-style per fare un paio di “SAT” e scendere, il decollo che si usa
per salire presto è a 2200 metri dall’altra parte della valle, le vedi
quelle vele stese la sopra?”.
Le guardo, sbianco e sento di aver fatto la prima delle asinate che potevo fare…
Comincio a fare i miei calcoli: tra scendere, piegare la vela e salire,
nelle ore più calde, al decollo alto sul lato opposto della valle mi
sono già fregato la giornata, bell’inizio!
In quel momento arrivano altri piloti tra cui riconosco Alex Dordor, il
presidente di Roquebrun Ailes, sono contento di vederlo, sarei andato a
cercarlo ieri a Montecarlo ma ero troppo di fretta…
Evidentemente nessun mio volo bivacco può iniziare senza la sua benedizione.
Discuto qualche minuto con lui dell’attuale situazione e non sa darmi soluzioni facilmente attuabili, forse non ce ne sono…
Decollo, attraverso la valle, arrivo poche decine di metri sopra il
colle dove sono stato tutta la mattina, trovo da non scendere,
centrando meglio la bolla riesco anche a prendere qualche metro, mi
appoggio al costoncino e volo in una simil-dinamica girando solo dove
sento ascendenza.
Salgo-scendo per parecchi minuti, poi arriva Alex, al contrario degli
altri piloti che vanno rapidamente in atterraggio si butta sotto di me
e comincia a danzare nell’aria insieme a me.
Con il suo aiuto la mia situazione migliora parecchio: ora ho anche il
suo riferimento e la salita risulta più semplice, grazie Alex!
Anche con l’età che avanza Alex dimostra sempre di essere un buon pilota con un grande cuore!
Dopo una ventina di minuti ho guadagnato circa 200 metri ma non riesco
a salire oltre, salto il colle sul lato sud-est, dove è da quasi un’ora
che si formano cumuli, salgo ancora un po’, la ricentro e finalmente
raggiungo quota 2000, ripasso sul lato sud, saluto mentalmente Alex che
è rimasto su questo lato in basso e proseguo verso quello che avrebbe
dovuto essere il vero decollo…
Le salite sono ancora lente e discontinue ma ormai il pericolo di
bucare è lontano… 2400 msl, che bello, la giornata prende una piega
gradevole, sole, qualche raro cumulo e poco vento.
Comincio finalmente a fare strada, salto tre o quattro cime in
direzione di Auron ma, a un certo punto, manco un paio di termiche e
finisco basso nella valle. La situazione atterraggi è immutata: zero,
proprio cercando bene solo emergenze decisamente poco consigliabili…
Avanzo attaccato ai costoni sfruttando quello che riesco, a un certo
punto trovo un canalone con sotto un’emergenza atterrabile, la mia
quota è ormai scarsissima: decido di fermarmi a salire nel canalone e,
se non ci riesco, atterrare qua piuttosto che rischiare piante poco più
avanti. La salita è lenta, turbolenta e a scalini, a tratti perdo
velocemente la quota che avevo faticosamente racimolato. Dopo una lunga
lotta ripasso i 2000 m, qua non si sale più, devo trovare un nuovo e
migliore appoggio per la prossima termica.
In una valle laterale vedo una bella parete liscia sormontata da un bel
cumulo, non riesco a vedere se ci sono atterraggi o meno, decido di
darle fiducia, la raggiungo e, finalmente, trovo una termica potente,
persino abbastanza liscia.
Passo i 3000 msl e il panorama mi si apre: che spettacolo!
Comincio anche a tenere d’occhio lo strumento che mi segnala 25 kmh di
nord ovest, direzione nella quale volevo andare, aumentando la quota
aumenta anche il vento: 30, 32 kmh, sono ormai a 3400 msl, la termica
si spegne e non riesco ad avanzare.
Sono nei pressi di Isola, la via prefissata mi è sbarrata dal vento,
cambio velocemente programma e glisso su una cresta verso nord est in
direzione di Vinadio, con lo speed tirato tengo una prua di 45 gradi
circa al vento e avanzo piano ma senza perdere quota, transito per una
decina di km in questa gradevole “ondina”, purtroppo poi finisce.
Mi accoglie la valle di Vinadio, la salto verso la Becca di Mezzodì
dove le basi arrivano a stento a 2000, procedo per alcuni costoni sino
in vista di Liretta, la raggiungo, salgo e tento di procedere verso il
Col Birrone.
Nei dintorni del Rocciarè ritrovo intatto il nord ovest che avevo lasciato in Francia, vabbè, scherzavo.
Torno indietro, risalgo sul Monte S. Bernardo sopra Liretta, attraverso
la Val Varaita, salgo troppo poco nei dintorni di Venasca, proseguo su
Brondello dove non trovo da salire salgo e cerco faticosamente di
guadagnarmi un atterraggio, atterro a Villar vicino a Saluzzo.
Passo la notte a Paesana sopra il laboratorio di Michelangelo, un mio
amico scultore che non sono ancora riuscito a contagiare con il virus
del volo, ma non è ancora detta l’ultima parola…
14 Giugno 2009, TERZO GIORNO: PASSAGGIO TRA I PIEMONTESI, FEDERICO. Km 31, km totali 126
E’ domenica, c’è sole e io salgo in decollo a pian Munè, sopra Paesana, con il mio amico Franco e la sua dolce metà: Daniela.
Decolliamo. La giornata “pare” promettere qualcosa.
Ma non mantiene: le bolle sono ancora rare e scoordinate, il Tournur ci
regala turbolenza e poco più, Calcinere è assai avara, spero nella
Colletta di Barge ma anche lei mi da buca.
La Santa Daniela (da recupero) raccoglie Franco e me, ancora con la
vela a fiocco e ci porta al decollo “Alberto Togno” di Montoso.
Non sono ancora abituato a chiamarlo così, mi riempie sempre il cuore
di tristezza pensare che da quel decollo è volato via Alberto, eppure
la vita continua… deve continuare…
Il decollo è pieno di volatori, quasi una folla, amici, conoscenti, “meno amici”, ci sono quasi tutti.
Battute scherzi e lazzi, tanto nessuno ha fretta, tutti aspettano che la “condizione” arrivi.
Qualcuno fa brevi voletti con rapidi top, Edy Taschler rompe gli indugi e decolla con Franco e me.
E’ sempre un gran piacere volare in formazione con questi due amici
che, oltre al resto, sono dei piloti riposanti e meravigliosi.
La formazione si separa quando, finalmente, superiamo i 1700 m e
partiamo: Edy verso le colline in pianura mentre Franco ed io
procediamo all’interno verso Torre Pellice.
La giornata non regala nulla ma, piano piano, ci lascia procedere,
risaliamo lentamente il Vandalino, la quota per passare la valle
Angrogna è poca ma non riusciamo ad averne di più, partiamo.
Io trovo solo discendenza e per evitare l’inalberata piego
repentinamente a destra e sbuco in Val Pellice schivando alberi alla
quota delle galline…
Franco potrebbe passare oltre, ma per cameratismo torna indietro a
vedere che fine faccio, se non fossi troppo nelle grane mi commuoverei!
Per evitare l’atterraggio mi attacco a tutte le bollette che trovo,
meno male che ce ne sono, bolla dopo bolla riesco a farmi scarrocciare
nella brezza di valle fino alla Sea, salgo un po’, finita, seguo la
cresta bassissimo verso il Vandalino. Non è ancora la mia ora: alla
fine una bolla si trasforma in termica e sono di nuovo al punto di
un’ora e mezza fa, la quota per superare la valle Angrogna è ancora
insufficiente… non voglio assolutamente più rischiare di fare la fine
di prima…
Tento un colpo “fantasia”e punto a nord verso il fondo valle ad ovest del colle della Vaccera.
La zona non pullula certo di atterraggi, per cui capisco perfettamente
Franco che, avendo meno motivazioni di me, decide di non seguirmi,
saprò in seguito che il suo volo terminerà nei dintorni di Bricherasio.
Lo spigolo dove mi appoggio, dopo un primo momento di convenevoli, si
lascia facilmente sormontare, raggiungo la Vaccera a una quota
ragionevole, salgo, attraverso la Val Chisone e spero che, nonostante
il tardo orario, Prà Martino collabori.
Prà Martino, normalmente, non è famoso per la sua generosità e in
questo caso si comporta come al solito, solo alcune stentate
microtermiche, per difetto professionale io spero sempre nel miracolo
ma per oggi sono finiti: atterro tra San Pietro Vallemina ed il Talucco.
Oggi pochi km ma belli e sudati, la compagnia degli amici, cosa posso volere di più?
Una cena con gli amici e una dormita da Sua Altezza. Esaudito!
In più prima della nanna incontro anche “Piccolo Cactus Selvaggio” (la
figlia di Sua Altezza) con il suo fidanzato, Federico, grande volatore
e, se mi è concesso dirlo, uno dei miei migliori allievi…
Per il giorno successivo sono previste basi basse e la Val di Susa è
larga oltre 14 km… un osso duro, Federico mi aggiorna su nuovi passaggi
per saltare la Val di Susa anche con poca quota…
Quando gli allievi insegnano al “vecchio” maestro…
15 Giugno 2009, QUARTO GIORNO: SUA ALTEZZA, IL MONTE FREIDUR, I CONSIGLI DI FEDERICO. Km 50, totale km 176
La mattina dal Talucco salgo al Monte Freidur per sentieri che avevo
già esplorato la sera precedente, dopo l’atterraggio. Sua Altezza mi
accompagna, ma senza vela e con telecamera, oggi preferisce la veste
del cronista a quella del pilota, peccato che poi dovrà scendere ad
unghie e da solo!
Verso le 12, quando la condizione dà qualche speranza, decollo.
In verità di speranze non ce ne sono molte: addirittura decollo con i pantaloni corti, tanto atterrerò in fretta… penso…
Faccio qualche metro sopra la cima, staziono nella zona per far fare
riprese a Sua Altezza, ad un certo punto comincia a spiovazzare, lo
saluto e mi butto nel gran vallone che porta verso Giaveno.
Qua e là trovo delle termiche che succhio avidamente, Giaveno si avvicina, chissà…
Prima di Giaveno prendo ancora un cento metri e procedo verso i
Truccetti (decollo divenuto famoso con i WAG) dove vedo tre vele sopra
il decollo.
Arrivo un centinaio di metri sotto il decollo e non salgo, non è possibile!
Sto bucando clamorosamente nel punto più facile del mio percorso, esco
un po’, trovo un’ascendenza e la chiudo finché posso, non la mollo
neanche un secondo, finalmente diventa una cosa seria, sono fuori
pericolo!
A 1300 però mi molla di colpo, fine delle trasmissioni, punto il
promontorio che da Celle si protende nella Val di Susa, aggancio senza
problemi, sino a 900 msl, dei cumuli promettenti verso Rubiana mi fanno
diventare imprudente, parto in loro direzione ma non aggancio nulla,
torno indietro basso, tutta discendenza, è la giornata degli agganci
bassi: sopra i tetti di Villar Dora parte una termica sana e decisa che
mi accompagna sino a 1300 msl.
Punto deciso il retro del monte Curt, aggancio una termica di
sottovento molto forte ed abbastanza sana che mi regala uno splendido
1600 metri.
Punto il decollo di Valdellatorre, lo raggiungo alto ma comincia a schiaffeggiarmi senza pietà, eppure non gli ho fatto nulla.
Lo supero a piena speed, quando raggiungo il lato est, sopra Givoletto,
la turbolenza si attenua e comincio a prendere qualche metro, qua e là,
a bolle ma salgo sempre, una volta in cima al costone, finalmente, la
termica si forma bene.
Procedo verso Vallo senza grossi problemi, le quote sono scarse, arrivo
basso all’Amiantifera, oggi non collabora e atterro tra Benne e Corio.
La giornata non mi para ancora finita, piego in fretta e cerco di
salire velocemente al decollo di Corio, comincio camminare, trovo un
passaggio, con una successiva ora e mezza di veloce cammino arrivo al
decollo, devo ammettere piuttosto esausto.
Sono passate le ore 18, è già entrata la discendenza, io ho bisogno di
una doccia e di ricaricare le batterie varie, decollo verso nord est
dal retro del decollo, seguo tutta la cresta fin sopra Rivara, sfrutto
qualche piccola termica per allungare la planata… atterro nei dintorni
di Pertusio, un nome una garanzia.
Morale della giornata: un mio ex allievo mi ha dato i consigli giusti
e, grazie a lui, sono riuscito a superare la Val di Susa con quote
prima impensabili…
Vado a dormire a casa mia dove vengo raggiunto da Marco Zonca che a
forza di camminate, autostop e planate è atterrato nei dintorni.
16 Giugno 2009, QUINTO GIORNO: SIMONE. Km 30, totale km 206
Marco, la mattina, va a raggiungere il decollo di San Giacomo mentre io
devo retrocedere a quello di Santa Elisabetta, Pupillo è in ferie ed è
un gran piacere per me avere lui come compagno di volo.
Esattamente come un anno fa Santa Elisabetta non regala nulla:
procediamo sotto i cumuli a circa 1400 davanti alla Bruciata (Monte
Calvo) non troviamo termica, dobbiamo uscire verso Vistrorio,
continuiamo a non trovare nulla, cominciamo ad adocchiare i rari prati
sottostanti…
A un certo punto troviamo una piccola termica che scompare dopo poche
centinaia di metri, punto, seguito da Pupillo, una collina sopra
Issiglio dove troneggia un cumulo.
Arriviamo fuori tempo, solo discendenza.
Transitiamo per terra nella piana di Rueglio girando qualsiasi cosa
ritardi l’incontro con il terreno… pian piano scendiamo senza scampo…
troviamo una bolletta più promettente, Pupillo se la gioca larga
cercando di tenere la vela piatta, io la chiudo rallentando molto la
vela. In un paio di giri guadagno una trentina di metri, Pupillo se ne
accorge, cerca di stringerla anche lui ma troppo tardi: ormai ha perso
il treno, io continuo a tenerla stretta e a salire decentemente,
Pupillo deve ormai aspettare la prossima termica.
Saprò poi che dopo una strenua resistenza è atterrato là.
La termica diventa discreta, 1300 metri, cerco il gomito, lo trovo: 1450.
Arrivo in Cavallaria, naturalmente non c’è ancora nessuno in volo, tengo la base del cumulo a 1400 e procedo verso Andrate.
Aguzzo gli occhi, Marco sarà già nel biellese o deve ancora partire?
Nella piana ho visto una vela atterrata ma, sono sicuro, non è la sua.
Andrate mi fa fare l’allegra jojo, non riesco in nessun modo a passare
i 900 metri, a un certo punto vedo decollare Marco da San Giacomo, è
alto e potrebbe puntare direttamente nel biellese ma viene sopra di me.
Penso che voglia viaggiare in compagnia, nel frattempo continuo
furiosamente a cercare una termica, finalmente la trovo, Marco è troppo
staccato da me e non riesce a sfruttarla, dovrà aspettarne un’altra.
La mia ascendenza mi abbandona a 1200 metri e mi lancio per il
biellese, non ho abbastanza quota per tenere i costoni, cerco termica
tra le collinette nella piana, un po’ funziona poi faccio uno sbaglio e
atterro a Graglia.
Sono le 15 e la Muanda è davanti a me, purtroppo una profonda valle ci
divide e, se non trovo un passaggio arriverò in decollo fuori tempo
massimo, tra l’altro domani è prevista pioggia…
Non trovo sistemi per raggiungere il decollo e raggiungo mestamente
Biella a piedi, lì mi raggiunge Simone con un suo amico, devono ancora
fare un recupero auto a Bielmonte, salgo con loro.
Decido con l’aiuto di Simone (valente pilota biellese) che la cosa
migliore da fare è pernottare ad Oropa e decollare il giorno seguente
dalla Muanda.
Da Bielmonte tento di raggiungere Oropa in volo ma è troppo tardi e buco velocemente nella valle.
Simone mi raccoglie mentre scende e ceno insieme a lui ed alla sua famiglia.
Con internet e cartine locali mi aiuta a fare un piano di guerra per il
giorno seguente, non sarà facile la meteo dà veramente poche speranze…
comunque assorbo consigli preziosi che potrebbero essermi utili…chissà…
Dopo cena Simone mi accompagna ad Oropa dove trovo un posto per dormire.
Passeggio a lungo nella notte.
Sono solo nell’immensità della basilica.
Quando volo, durante il giorno, la mia attenzione è tutta proiettata
verso l’esterno, ora, in questi enormi spazi e nel silenzio della
notte, mi affaccio nel mio interno: per quanto riguarda la mia vita
familiare sono veramente poco contento di come gestisco le mie cose, mi
rendo conto di come sono ancora indietro nella mia evoluzione…
Quando ero giovane pensavo che, alla mia età un uomo dovrebbe essere
saggio e in pace, con se stesso e con il mondo… non è vero… non ancora…
17 Giugno, SESTO GIORNO: I CONSIGLI DI SIMONE. AGOSTINO E MICHELE. Km 30, totale km 236
La mattina pioggia e freddo, giro un po’ per la grigia basilica difendendomi dal freddo con un paio di cappuccini.
Verso le 10 smette quasi di piovere, comincio a camminare verso il decollo.
Percorro una traversata alta che evita la strada e mi dovrebbe portare direttamente al decollo alto della Muanda.
Il tempo migliora: nel grigio comincia a delinearsi qualche formazione vagamente cumuliforme.
Arrivo in decollo, incredibilmente il telefono ha una zona dove
funziona e una radio mi fa un’intervista su questo viaggio… strana
situazione per un’intervista.
Verso mezzogiorno decollo con un po’ di pioggerella, plano verso
Bielmonte, di salire non se ne parla proprio, planando cerco le linee
dove dovrei scendere di meno.
Questa vela ha veramente molta efficienza: quasi non fa rimpiangere il mio “mostro da gara”.
Arrivo ad atterrare di stretta misura nell’atterraggio ufficiale di Bielmonte, a Sagliano Micca.
E’ tutto grigio, ma è presto e non si sa mai, inizio a camminare verso il decollo.
La strada è lunga e deserta, arrivo in decollo dopo le 16, un po’
trafelato perché ho visto la situazione migliorare leggermente ed ho
allungato il passo…
Verso le 16,30 decollo, lungo il costone è tutta ombra di cumuli che si
elevano dalle colline antistanti, non c’è una vera ascendenza ma riesco
a fare circa quattro km senza perdere quota, poi comincio scendere,
assai lentamente…
Salto basso e senza speranza nella valle sopra Coggiola, ci sarà da
atterrare? Mi distendo vedendo un ansa verde vicino al fiume dove
dovrei mettermi giù senza eccessivi problemi…
Vedo una rondine in volo, ormai da qua non vado più da nessuna parte, perché non provarci?
Sbatto in un insperato più uno costante!
Non riesco ancora a crederci ma non lo mollo, continuo a salire
costantemente e, alla fine, mi attacca al Cornabecco, cerco il gomito
della termica per ricominciare a salire, lo trovo ed arrivo a base a
1850 metri!!!
Spesso mi lamento della mia proverbiale sfortuna, ma questa volta mi pareggia diverse situazioni sfortunate.
Proseguo verso la montagna successiva, mi abbasso, salgo un po’, la
perdo, la ritrovo, continuo a salire e torno, finalmente, a base a 1800
m.!
Cerco di non sprecare questa insperata fortuna seguendo i consigli che
mi ha dato ieri sera Simone: seguo la cresta costeggiando il monte
Barone, la cui vetta è dentro al cumulo, intravedo infine un piccolo
passo a V che mi dovrebbe far entrare in Val Sesia all’altezza di
Scopello.
Il passo, pian piano si avvicina, ma la quota è veramente risicata,
sfrutto ogni soffio di termica e di dinamica per stare attaccato alla
base del cumulo, riesco ad arrivare al passo, qualche metro di
dinamica, di più non posso proprio il cumulo è spesso, non vedo cosa
c’è oltre al passo ma lo salto stesso e spero di non trovare troppa
turbolenza…
Qualche veloce movimento della vela ma molto sopportabile, sono in Val Sesia!
Trovo una bella termica di sottovento e supero i 2000 m. proseguo
seguendo la valle, mi abbasso, arrivo in un punto dove non riesco più a
salire, l’ora è tarda e devo cercare un atterraggio.
Mi accoglie Campertogno.
Contatto Agostino, ci troviamo con Miki e passiamo un’ ottima serata in
pizzeria, oltre a tutti gli argomenti ameni (rigorosamente di volo)
ricevo da loro utili consigli per il volo del giorno successivo, in
questi giorni i consigli di amici piloti hanno fatto la differenza,
perché non continuare su questa strada proficua e divertente?
18 Giugno 2009, SETTIMO GIORNO: IL MONTE ROSA. MAURO ALASETTA. Km 75, totale km 311
Mi sveglio con il bel faccione sorridente di Michele: mi comunica che è
una bellissima giornata, mentre me lo dice, tutto il suo essere
comunica una gioia genuina e contagiosa…
Salgo verso il decollo con gli operai della manutenzione delle funivie,
proseguo a piedi per circa quaranta minuti e trovo il decollo
indicatomi dagli amici.
E’ molto presto, passeggio guardo lo splendido panorama e faccio dei filmati a giovani marmotte che giocano.
Alla fine arrivano le undici, cominciano a farsi vedere i primi stracciocumuli e mi preparo per il decollo e parto.
La giornata non è ancora generosa, la mia quota sale poco, scende,
risale con molta calma, attendo e nel frattempo godo della stupenda
visione dei ghiacciai.
Alla fine sfioro i 3000 m. e tiro il traverso al Corno di Faller,
grande battaglia per risalire intorno ai 3000 e svalico in direzione di
Macugnaga passando per il Pizzo Bianco, qualche facile risalita ma poi
mi trovo sopra Bognanco, non riesco più a risalire, costeggio, cerco ma
non trovando nulla attraverso la val D’Ossola finchè ho quota
sufficiente.
Arrivo a 1300 sopra Masera, la quota sarebbe sufficiente per
riagganciare ma la giornata pare improvvisamente e prematuramente
morta, dopo mezz’ora atterro senza voce (ho espresso vivamente il mio
disappunto al Gran Goliarda!).
Ho ancora negli occhi gli spettacoli del Monte rosa, non mi sembra
possibile aver bucato senza storia nell’inversione grigio azzurrina
della val d’Ossola, telefono al Navetta, gli chiedo se riesce a
mettermi in contatto con qualche pilota locale che vola oggi.
La solidarietà nel nostro piccolo mondo di volatori funziona bene, ed
in pochi minuti, parlo con Mauro Alasetta che ha da poco bucato in val
Vigezzo, ha già piegato, viene a prendermi e consigliarmi.
Quando c’incontriamo mi racconta di come la giornata, in questo pezzo
di Piemonte, proprio non è partita, mi accompagna ad un decollo
sconosciuto dove mi produco nella perfetta rappresentazione di un
bucaiuolo: in pochi minuti finisco nuovamente a Masera.
San Mauro da Domodossola mi accompagna pazientemente alla funivia delle
17 a Santa Maria, alle 17,40 decollo e, grande sorpresa, salgo senza
grossi problemi, 2400 e proseguo lungo la cresta, rabboco la quota qua
e là ma complessivamente non riesco più a rifare i 2400 m.
Poco dopo il Pizzo di Ruscada comincio a scendere e ad avanzare di meno: non buono, la valle è ben poco atterrabile.
Finalmente esco dalla valle ma il sollievo dura ben poco perché il mio
avanzamento si riduce al minimo e la turbolenza va alle stelle.
Davanti a me ci sono campi da golf ed intravedo l’aeroporto di Ascona,
sul monte Cimetta, sopra Locarno vedo un paio di alianti che fanno
dinamica.
Nel frattempo la contraerea sotto di me continua a bersagliarmi con
autentico entusiasmo, comincio veramente ad averne abbastanza, per
giunta comincio ad aver male alle braccia mentre cerco di tenere la
vela aperta ed in assetto, non è certo questo il tipo di volo che mi
piace!
Non vado ad atterrare né in aeroporto né nei campi da golf, potrei
trovare accoglienze poco cordiali, individuo dei campi enormi vicino a
dei campi sportivi, relativamente liberi da cavi di alta tensione (la
zona ne è proprio ricca!), mi porto sopravento a loro, nel caso dovessi
atterrare in retromarcia e inizio a cercar di perdere quota.
Ci metto oltre mezz’ora, alla fine atterro perfettamente, illeso ma sfinito: la fifa fa consumare molte energie!
Piego, preparo lo zaino per la camminata ed entro nel paese di Verscio,
mangio qualcosa e mi informo se c’è qualche pilota locale al quale
chiedere informazioni, mi viene indicato Giovanni Caverzasio come
riferimento locale, alla fine lo trovo.
Si tratta di un gentile deltaplanista non più giovanissimo che mi
accoglie con l’entusiasmo di un adolescente, vengo a sapere che ha
anche ospitato Didier Favre tempo fa, mentre parliamo del nostro comune
amico abbiamo gli occhi lucidi: Didier ha lasciato dietro di se solo
buoni ricordi…
Giovanni vive con l’anziana madre e può ospitarmi in una sua stalla, domani vedremo la meteo e il da farsi…
19 Giugno 2009, OTTAVO GIORNO: NO VOLO. Km 0, totale km 311
La mattina il tempo è grigio piovoso, faccio colazione con Giovanni, la
meteo condanna senza appello questa giornata e mette in seria
discussione la volabilità dei prossimi giorni.
Io ho molto bisogno di lavarmi e fare un po’ di bucato, torno con il
trenino a Domodossola e sverno in un bed and breakfast, mi riposo lavo
le mie poche cose, me stesso e passo la serata con il Maurone e dei
suoi amici, oggi non ho volato ma non si è trattato di una giornata
persa.
La meteo per domani appare meno disastrosa seppur molto, molto a rischio di vento ma vedremo…
Mauro e due suoi amici decidono di accompagnarmi al Cimetta per partire con me, che bello!
20 Giugno 2009, NONO GIORNO: MONTE LEMA CON MAURO, MARCO E IACO. Km 23, totale km 334
Parto presto con Mauro, Marco e Iaco, arriviamo di buon’ora a Versoio dove facciamo una seconda colazione con Giovanni.
Discutiamo su quale decollo sia praticabile oggi per il vento, Giovanni
caldeggia per il Cimetta, ci presenta anche un suo amico metereologo
per aiutarci a decidere meglio.
Giovanni continua ad essere molto ottimista circa la volabilità dal
Cimetta, noi italiani siamo assai meno convinti, una telefonata al
“pilota fenomeno” locale, Claudio Vosti ci toglie tutti i dubbi e
facciamo rotta verso il monte Lema dove il vento dovrebbe essere più
umano.
Saliamo in funivia al Lema mentre il vento da nord imperversa ancora, siamo molto dubbiosi di poter volare.
In cima aspettiamo un po’ e perdiamo tempo, poi, il vento cala un po’,
qualcuno fa volare dei modelli e comincio ad aprire la vela… non sono
ancora del tutto convinto della volabilità della giornata, sbaglio un
paio di decolli, poi esco e comincio a salire.
Di nuovo per aria, finalmente.
Gli amici dopo un po’ di osservazione decidono di non aprire le vele.
Salgo discretamente sino a 2200, poi la vela mi sparisce di colpo dalla
testa, dopo la terza volta che questo succede, verso i 2400 decido che
posso anche abbandonare la zona e puntare verso sud, 65-70 km/h a mani
alte!
Piccolo rabbocco di quota verso i Sette Termini, proseguo, rabbocco
ancora vicino a Masciago, il nord è ancora sostenuto e dovrei buttarmi
sul retro di Campo dei Fiori.
La mancanza di zone atterrabili e la turbolenza mi fanno desistere e
punto verso il cementificio di Gemonio dove ho visto un aliante.
Non si è trattato di una grande scelta: arrivo basso, non trovo nulla e atterro per l’appunto a Gemonio.
Raggiungo faticosamente (fa un gran caldo e si suda parecchio) l’atterraggio di Laveno.
Incontro molte persone amiche tra cui Nicoletta e Biuti, passo la
serata con loro e rimango ospite per la notte, anche l’anno scorso
avevo svernato da Nicoletta, sta diventando quasi una simpatica
tradizione.
21 Giugno 2009, DECIMO GIORNO: NICO E BIUTI. Km 15, totale km 349
La mattina salgo con Biuti ed il resto della navetta in decollo, Panzer
per l’occasione mi fa persino omaggio della navetta, sono quasi
commosso.
Decolla subito un tedesco, esce e sale faticosamente, tenta di seguirlo
una sua connazionale collezionando dei tentativi di decollo spaventosi,
nel frattempo il vento comincia a spingere debolmente, ma
inequivocabilmente da dietro, la teutonica pilotessa finalmente desiste
e lascia il decollo libero.
Mi preparo a decollare io, la situazione non sembra affatto rosea ma io spero sempre…
Nella fattispecie spero di riuscire ad allontanarmi indenne dal costone
salire e proseguire per la pianura davanti a Campo dei Fiori.
Decollo, uscendo prendo un sacco di mazzate, non terribili ma
estremamente seccanti, al largo trovo una termica, a 1600 mi molla in
un bel nord teso a 20, 25 km/h.
Sorvolo con una buona quota Gemonio ma non trovo nulla di sfruttabile,
il vento mi sospinge verso sud, contro ogni mia aspettativa continuo a
non trovare nulla.
Dopo qualche chilometro, finalmente, il nord si placa, dovrebbe fare
una specie di confluenza con la brezza della pianura ma sono molto,
troppo basso, dopo una breve lotta atterro a Ternate.
Torno a Laveno continuando a beneficiare dell’ospitalità di Nicoletta.
Sono piacevolmente sorpreso: conosco Biuti da anni e, tutto sommato, i
nostri rapporti sono sempre rimasti abbastanza superficiali ed
informali, non avevo mai sospettato una persona di cotanto spessore.
Beh, avevo sbagliato, chissà a quante altre preziose opportunità passo
distrattamente di fianco…
Con l’aiuto di Biuti passo in rassegna tutte le meteo disponibili:
veramente troppo nord in giro e troppo forte, per i prossimi giorni ho
ben poche speranze di volo, quando non posso volare anche il mio morale
rimane a terra…
Dovrò organizzarmi per aspettare le condizioni volabili…
22 e 23 Giugno 2009, UNDICESIMO E DODICESIMO GIORNO: NO VOLO DI VIAGGIO, Km 0 totale km 349
Tanto per stare un po’ per aria, il giorno seguente, vengo con Biuti
vicino a casa mia a fare un voletto, ebbene si: sono un “drogato”!
Passeggio e volo vicino a casa mia, sono temporaneamente in vacanza dal
volo bivacco e attendo che in Lombardia la meteo permetta di nuovo il
volo…
24 Giugno 2009, TREDICESIMO GIORNO: CAMPO DEI FIORI, LA FORTUNA AIUTA GLI AUDACI, A VOLTE ANCHE GLI ASINI… Km 20, totale km 369
Le meteo dicono che oggi il nord comincerà a cedere, ma con molta calma…
Decido che a Laveno sarà ancora difficile volare e provo a ripartire da Campo dei Fiori.
Avevo precedentemente preso tutte le informazioni per raggiungere il
decollo, dopo varie peripezie alle 11 circa arrivo su un prato che è
munito di uno straccio di manica a vento, quindi deve trattarsi del
decollo…
Le condizioni non ci sono ancora, attendo, verso le 12 vedo due piccoli
rapaci salire lentamente, mi preparo e dopo mezz’ora decollo.
Sprofondo senza nessuna possibilità lungo il pendio, più o meno nei
dintorni del Sacro Monte trovo uno zero, mi ci attacco disperatamente,
dopo un quarto d’ora di yo-yo parte una termichina e comincio a salire,
la devo continuamente ricentrare ma alla fine ho il piacere di vedere
Campo dei Fiori dall’alto.
Quando raggiungo i 1500 m. il nord torna a farsi pesantemente sentire,
a 1700 finisce la termica e ho 25, 30 kmh di nord est! Allegria!
Spingo l’acceleratore a fondo per avanzare e raggiungo la Martica di
nuovo per terra, altra grande lotta per salire e alla fine riconquisto
quota 1300.
Con questa gran quota sorvolo la collina sopra Arcisate, perdo tempo e
quota ma non trovo nulla di utile per salire, proseguo verso Viggiù, ci
arrivo veramente molto basso, lotto per un po’ con le ultime bollette
ma atterro nei pressi di Saltrio. Fa molto caldo, la giornata ha ancora
parecchie potenzialità, piego la vela e cerco di capire come fare a
proseguire, i locali non sanno darmi nessuna indicazione accettabile,
prima di atterrare avevo visto un pratino sopra una cava, decido di
andare là e decollare…
Cammino sotto il sole cocente e, alla fine, mi trovo in una strada che
passa attraverso la cava con un accesso sorvegliato e vietato ai non
addetti… che disastro!
Chiedo in una baracca all’inizio della cava il permesso di passare, mi
guardano più o meno come fossi uno scemo o un marziano, (e si che avevo
la mia faccia normale…), chiamano il geometra che dirige la cava per
decidere se lasciarmi passare o no.
Arriva il personaggio, ascolta la mia richiesta, mi pesa in silenzio e
capisco che per lui sarebbe molto più semplice dirmi di no, lasciandomi
passare e decollare per la cava rischia qualche rogna sul lavoro.
Per mia fortuna ha un amico che vola, decide di assecondarmi e mi fa
attraversare la cava sulla sua vetturetta da cantiere, mi lascia con
grandi saluti e raccomandazioni…
Proseguo a piedi per cercare un posto adatto all’involo nel piccolo pratino appena sopra la cava.
Dal basso tutta la faccenda aveva un aspetto molto più promettente:
alla fine trovo un posto dove, se tutto va bene e la brezza mi aiuta
dovrei decollare…
Ad un esame più attento il proseguimento del volo appare assai
problematico: il dislivello è esiguo, devo sorvolare ed attraversare
tutta la cava il che significa che non sono sicuro di avere atterraggi
in efficienza…
Chissà cosa mi sono fumato quando ho pensato di decollare da qua?
Scenderei giù a piedi ma dovrei attraversare la cava e già questo
sarebbe un discreto problema, per contro devo cercare di uscire dalla
cava senza disturbare più nessuno e, soprattutto, di non creare
complicazioni di nessun genere a quel geometra che è stato così gentile…
Aspetto una buona folata e decollo, esco dalla cava quasi senza perdere quota, gran vela il Venus II!
Comincio a costonare sempre con pochissimi metri sugli alberi, giro
piccole bolle senza grosso successo, perdo quota, vedo un paio di prati
di fianco ad un paesino (credo si trattasse di Arzo), lo sorvolo e
trovo uno zero, ho la quota appena sufficiente per tentare un giro,
tiene, continuo a girare, qualche metro… la bolla prende consistenza e
comincio a salire sul serio, miracolo!
Beh, mezzo miracolo, a circa 800 m. la termica mi pianta in asso e
parto per il traversone verso il monte Generoso, la quota è irrisoria e
arrivo giusto sopra un atterraggio con tanto di manica a vento nel
mezzo della valle, trovo una bolletta, sale poco ma, in compenso, mi
scarroccia verso il costoncino roccioso sopra Capolago. Arrivo sul
pendio ad una quota vergognosamente bassa, tengo degli zeri, salgo un
po’ in dinamica, prendo qualche legnata, più salgo più diventa facile,
guadagno il costone ed arrivo a sfiorare i 1100 m.!
Nel frattempo il sole si è pesantemente velato, non ho più nulla da
girare, provo ad andare avanti ma trovo una discendenza mostruosa che
mi schiaccia per terra, questa volta senza scampo, atterro a Castel S.
Pietro.
E’ stato uno strano volo con fortuna e sfortuna molto alternate, alcune
occasioni le ho sfruttate molto bene ma, specie nel finale, ho sprecato
parecchio… Per ricordarmi bene quanto ho sbagliato, mentre ripiego la
vela, il sole esce caldo e beffardo, i cumuli si riformano…
La giornata è comunque alla fine: non ho nessuna speranza di
raggiungere nessun decollo in tempo utile, ceno con Francesca, una
vecchia amica volatrice, sverno da lei e rimando i miei problemi di
volo a domani…
25 Giugno 2009, QUATTORDICESIMO GIORNO: MONTE GENEROSO E ARRIVO A BREMBILLA CON TEMPORALE. Km 50, totale km 419
Salgo presto da Capolago con il trenino, ci sono parecchi piloti, principalmente cecki, sono impegnati in corsi siv e di acro.
Arrivo al decollo e attendo che le condizioni si manifestino, verso le
11,30 decollo, il plafond è ancora tra i 1400 e i 1600 m. ma arrivo
senza grossi problemi al monte Bisbino.
Forse è ancora un po’ presto ma le termiche non collaborano, dopo oltre
quaranta minuti di tira e molla parto a 1300 per Como, arrivo non alto
ma la dinamica del costone dovrebbe aiutarmi…
già, dovrebbe…
oggi non ne vuole proprio sapere atterro nel prato dell’ex manicomio di Como… (nessun commento per favore!!!)
Oggi avevano previsto degenerazioni molto presto, ma la giornata non sembra ancora prendere quella piega.
Salgo con un passaggio sino a Brunate, marcio come un bersagliere fino al Bolletto e decollo di gran corsa.
La giornata non è particolarmente generosa ma, in qualche modo,
procedo, arrivo al Bollettone e affronto il traverso di Erba con scarsa
quota, ma la giornata volge al meglio, rabbocco a metà traversone ed
aggancio facilmente il Cornizzolo, per qualche minuto godo della
compagnia di diversi colleghi volatori, poi via, verso il Monte Barro,
salgo e procedo verso il Resegone, quella che, per me, è una delle
montagne più belle del Mondo!
Facile salita e stupendo panorama, la giornata però sta effettivamente
prendendo la prevista piega temporalesca, verso la Roncola c’è già un
cumulo nembo quasi pronto per l’uso, lo aggiro da nord e mi inoltro per
le valli bergamasche, cerco di saltare la cresta per San Pellegrino ma
un forte vento non mi permette lo scollinamento , nel frattempo il
grosso congesto che lavorava sopra Taleggio si è dato da fare, atterro
velocemente a Brembilla nel campo sportivo.
In zona non vedo molte possibilità di decollo (in seguito scoprirò che,
invece, ce n’è uno proprio là… chissà perché non l’ho visto), vado
verso valle dove incontro dei miei amici che vanno alla gara di Feltre.
Mangiamo insieme, mi accompagnano alla Roncola dove dormirei volentieri
anche all’aperto, ma un fronte fantozziano di temporali me lo
sconsiglia vivamente e mi imbuco in un agriturismo.
6 Luglio 2009, VENTICINQUESIMO GIORNO: MONTE TOMATICO. Km 8, totale Km 656
Nebbia e pioggia.
Pioggia e nebbia.
Mi faccio imprestare un ombrello e passeggio verso il rifugio Dal Piaz, uno dei decolli consigliati da Maurizio.
Poi smette di piovere, ritorno di corsa alla vela e salgo al decollo, apre e chiude, qua e là qualche rapace sale…
Alla fine (come al solito) non resisto e decollo, qualche bolla qua e
là ma non salgo in nessun modo, vedo sole dietro al Monte Tomatico, mi
ci dirigo transitando dall’ Aurin che non collabora, arrivo per terra,
risalgo sino a 800 metri, tento di proseguire ma la festa è finita e
atterro poco dopo Feltre…
Telefono a Maurizio, guarda la meteo e mi dice che l’unica possibilità
di proseguire il mio viaggio nei prossimi giorni è la pianura…
Curioso: sono a inizio luglio in uno dei posti famosi in tutto il Mondo
per la sua generosità termica e non riesco a muovere un passo, la
prossima volta prima di partire per un volo bivacco passerò da un
esorcista…
Raggiungo via terra Bassano, dormo nel camper di Giorgio, mio fratello.
7 Luglio 2009, VENTISEIESIMO GIORNO: BEL VOLETTO DOPO LE 18. Km 10, totale Km 666
Salgo in decollo tra scrosci e schiarite, mi riparo dall’ acqua e dal
freddo sotto la tettoia del bar alla pedana dei delta, un furgone sale
alle “casette” li vedo decollare, i temporali sono già prossimi alla
Val Sugana, io aspetto ancora al coperto.
Piove, il furgone risale in decollo oltre ai “soliti” tedeschi c’è anche Maurizio Bottegal: sono i test pilot della Swing.
Non essendoci altro da fare socializziamo dietro ad un piatto di
pastasciutta e pratichiamo del parlapendio (un po’ a gesti, con le
lingue sono negato…).
Poi si apre un po’, decolliamo dalle casette, buco senza storia.
Maurizio e banda risalgono per fare altre prove, si aggiunge al gruppo Loris Berta, salgo con loro per un voletto serotino.
Incredibile: si sale!
Sono passate le ore 18 e, con base 1100, si trovano termiche
dappertutto, vago qua e là senza particolare meta, ormai è troppo tardi
per partire e trovarmi domani in una posizione svantaggiata: ho deciso
che dormirò ancora da mio fratello.
Puntata verso Possagno, ritorno, trovo Lolli ed insieme ci facciamo un
largo giro in pianura, medito sul fatto che trovo molta generosità
dalla natura, a patto che questa generosità non mi serva per
proseguire, un segno del destino?
Alla fine atterro al Garden, passo un’altra serata con il fratello
(quello “bello, simpatico e modesto”), domani la meteo dovrebbe essere
più favorevole, tutto sommato non disdegnerei di fare un volo decente…
8 Luglio 2009, VENTISETTESIMO GIORNO: UN VOLO CON GIORGIO, WALTER DI MEDUNO. Km 78, totale Km 744
La giornata pare buona, come al solito ci saranno temporali (evvorreibbenvedere!) ma dovrebbero lasciarci qualche ora di tempo.
Salgo al decollo a piotte con mio fratello, ad un certo punto un
gentile tedesco ci raccoglie senza neanche aver messo fuori il dito!
E poi parlano male dei teutonici cugini!
Due parole su mio fratello e lo strano rapporto che ho con lui, è il mio unico parente vivente, dovremmo essere molto uniti.
Purtroppo, se i nostri genitori avessero voluto farci apposta diversi, non sarebbero riusciti a fare di meglio!
I nostri gusti, il nostro modo di vivere e di sentire la vita, in tutto
ciò siamo su posizioni sempre molto distanti, quando non addirittura
opposte… questo spiega, almeno in parte, come mai pur volendoci bene
non riusciamo quasi mai a combinare nulla insieme.
Quando, dopo oltre vent’ anni che volavo, mio fratello mi ha chiesto di volare sono rimasto stupito ma molto contento.
Purtroppo, anche il volo, ci troviamo a gustarlo in modi estremamente diversi.
Beh, è così e basta, come molte altre cose della vita, ho imparato ad accettare anche questa senza pormi troppe domande.
Oggi voleremo insieme, è una cosa che non succede da molto tempo, spero
di riuscire a stargli un po’ insieme: lui ultimamente vola pochissimo
ed è poco allenato, ho paura che abbia perso parte della sua “manina”.
Siamo al decollo dei tappeti, oggi Maurizio, Lolli e gli altri test
pilot della Swing sono a qualche altro decollo, mi auguro di vederli in
volo.
Parte per primo Giorgio, sale discretamente, lo seguo da vicino, lui ha
il Vega 2 che ho usato io l’altr’anno per il volo bivacco.
Io, quest’ anno ho una Venus 2, è parecchio più performante e sono molto contento del feeling che ho sviluppato con lei.
Procediamo insieme nelle varie termiche successive, Giorgio sta volando
magnificamente e non ho neanche bisogno di rallentare per stargli
insieme, lo sciame l’abbiamo abbandonato nei dintorni del decollo,
siamo solo noi due nel cielo, che momenti stupendi…
Per una volta nella vita sono in completa sintonia con le sue scelte:
trovo che scorrano con una naturalezza meravigliosa e “musicale”.
Poche volte in vita mia mi sono sentito così vicino al fratellone!
Come tutte le cose belle anche questa finisce in fretta: arriviamo al
Monte Tomba, lui deve tornare indietro ma la mia strada prosegue altre
al Piave, un urlaccio, una sbracciata e le nostre traiettorie divergono
di 180 gradi… a presto “fratellone”, spero di nuovo così…
La base e circa a 1500 mslm., normalmente sono ligio a non violare i
cumuli, ma ora davanti al Piave mi prendo, per una volta, una piccola
licenza e, forte di 200 metri in più, aggancio senza problemi sopra
Valdobbiadene.
Salgo di fianco al Cesen, proseguo in direzione di Revine con quote
moderate ma senza particolari problemi, attraverso sopra Vittorio
Veneto, la quota scarseggia e i costoni cominciano ad essere tutti in
ombra di grossi cumuli.
Tengo una traiettoria molto esterna, dove c’è ancora un po’ di sole,
aggancio basso senza grossi problemi ma comincio a sentire un potente
vento contrario, spesso a raffiche.
Inizia una bella lotta tra vento, poca quota e condizioni “a strappo”,
punto verso sud est cercando di guadagnare la piana di Aviano, devo
sudare lentamente metro per metro sfruttando ogni più piccola
ascendenza, anche se, a volte, mi fa retrocedere, sfruttando qualsiasi
traiettoria mi consenta di avanzare un po’ di più perdendo meno metri.
Alla fine guadagno il costone sopra Caneva, sono molto basso ma appena
mi attacco al costone una potente dinamica mi sostiene generosamente…
purtroppo anche i cumuli si sono “generosamente” ingrossati: comincio a
prendere acqua, non pericolosa da temporale, ma comunque acqua,
piuttosto fastidiosa.
Continuo ad avanzare verso nord est in dinamica senza girare nulla,
sempre più zuppo di pioggia, sono all’altezza di Aviano, riconosco la
base americana, sto appiccicato basso al costone per rendermi
invisibile ai loro occhi, elettronici e no…
Ad un certo punto sono fermato da un autentico muro d’acqua,
impossibile proseguire: punto fuori ed atterro alla base del pendio.
Mi riparo sotto degli alberi, piego e metto tutta l’attrezzatura nello
zaino, appena il piovasco diminuisce d’intensità comincio a camminare
sul pendio verso la cresta dove devono esserci per forza dei punti
decollabili.
Ad un certo punto ricomincia a piovere, una gentile friulana mi da un
passaggio fino ad un decollo, vicino a delle antenne… finisce di
piovere ma tira brezza da dietro, è già tardi ma forse si riesce a fare
ancora qualcosa…
In una pausa di vento grande corsa e decollo (grande vela!) riprendo la
mia direzione costonando verso nord est, leggermente più in fuori per
via della discendenza di pendio.
Mi sto asciugando le ossa e la vela, trovo una buona linea di tenuta e
la seguo, poi la perdo e comincio a scendere senza più interruzioni, la
giornata è veramente finita, come ultimo regalo vedo un bellissimo
cervo maschio rosso porcino, atterro nei pressi di Maniago.
Rifaccio su il mio fagotto un po’ più asciutto e contatto Walter, un
pilota locale che Marco Zonca mi aveva segnalato in un sms come un
“collaborazionista”, effettivamente collabora con entusiasmo: mi porta
in un bed and breakfast di volatili, mi comunica alcuni “problemini”
della zona con i militari e cose che devo fare e non fare per non
lasciare cattive eredità ai piloti locali…ops, buono a sapersi…
9 Luglio 2009, VENTOTTESIMO GIORNO: DORA BAFFO ED ARRIVO A GEMONA. Km 40, totale Km 784
Ci si trova la mattina con intenzioni volatorie, la meteo però non pare
del nostro avviso: nuvoloni carichi d’acqua già alle 10 di mattina…
Andiamo al bar del “Baffo”, un antico volatore di delta e para, arriva
anche Dora un siciliana trapiantata in Friuli (il paese dei balocchi
per noi volatori).
Al primo tentativo di schiarita tutti sul Monte Jouf, decolliamo,
saliamo senza problemi, purtroppo la base, come al solito, è intorno ai
1400 m., insomma non c’è di che scialare…
Partiamo in direzione di Meduno per traiettorie diverse.
Diverse ma equivalenti: buchiamo tutti alla velocità della luce prima ancora di arrivare a Meduno…
Con l’aiuto di altri local pilot saliamo veloci al decollo di Meduno,
ma non molto dietro le nostre spalle sta già caricandosi un ennesimo
congesto, ben deciso a trasformarsi velocemente in cumulo nembo,
davanti a noi, dalle parti di Aviano sta già scaricando di tutto…
allegria!
Gli altri sono molto dubbiosi se decollare o no, gli ultimi dubbi
glieli tolgo io, con il mio decollo in “quasi retromarcia” (santo
acceleratore), spingo di pedalina e riesco ad uscire, avanzo piano e
con parecchio speed.
Trovo parecchie occasioni per salire ma non le uso: mi paiono
opportunità assai “insane” e il mio pensiero prevalente è “allontanarmi
velocemente dalla zona”, dopo qualche km. il vento cala ma anche le
termiche svaniscono, continuo ad allontanarmi cercando di transitare su
zone “proficue”…
Quando sono ormai ad un centinaio di metri da terra trovo una
termichina, ritengo di essere ormai in zona sicurezza e quindi la giro,
prima sale timidamente poi diventa bella allegra, quasi sfacciata e
faccio velocemente base, seguo il vento verso nord trovo alcune
termiche simpatiche, riesco in un paio di recuperi da “mooolto basso”,
all’ultimo recupero salgo molto bene.
Il recupero da “per terra” è sempre una gioia particolare in un volo,
una delle soddisfazioni più gratificanti che possono capitare a noi del
volo libero, sia in delta che in para.
Il costone finisce e per andare verso Gemona ho davanti a me il Tagliamento e un lungo tratto di pianura.
Sto salendo sotto un “coso” scuro e poco rassicurante, la termica è
allegra e liscia, fin troppo liscia, cerco di venire a patti con la mia
fifa: mi impegno a salire il più velocemente possibile fino alla base
così abbandono definitivamente quel cumulo che da un po’ mi fa troppe
avance!
Eseguo e parto a 1400 m. in direzione di Gemona, è evidente che
l’efficienza non mi basterà, cerco di seguire le traiettorie migliori,
il vento mi aiuta, trovo dei bei “canali di tenuta” e mi ci appoggio, a
circa tre km. da Gemona trovo addirittura un’ascendenza, lusso sfrenato!
Arrivo abbastanza alto sulle pendici del Quarnan, le mie fortune per
oggi sono terminate: non trovo termica ma solo un po’ di pioggerella,
atterro a Gemona.
Trovo Hardy, un pilota locale e sono ben presto raggiunto da Nicole e il “Bimbo” (Arduino).
Devono fare un recupero, li accompagno e, tanto per non perdere
l’abitudine, mi faccio un voletto serale, tutta la quota che non ho
fatto oggi la faccio ora: giocando tra innocui cumuli serali supero i
1900 m. andando a zonzo tra il Monte Quarnan e il Monte Chiampon, di
ripartire neanche a parlarne, è troppo tardi e, in più, si tratta di
una schiarita locale immersa nel grigio circostante a perdita d’occhio.
Riatterro a Gemona e vado a cena con gli amici.
I volatori friulani sono ottimi piloti e la loro ospitalità non è inferiore a nessun altra, dormo dai “Bimbi”.
10 Luglio 2009 VENTINOVESIMO GIORNO: VITTORIO E CARLO ANZIL. Km 30, totale Km 814
Decollo dal Quarnan puntando Gorizia e Trieste, gli amici hanno altre
mire e quindi volo da solo, la base è intorno ai 1500 m. procedo
discretamente per due termiche poi ne sbaglio una e comincio ad
abbassarmi parecchio, sto per atterrare vicino a Porzus, mi salvo
miracolosamente, risalgo a base e riprendo la strada verso Gorizia,
faccio il pieno prima di partire per Cividale, la quota sarebbe
sufficiente ma la totale assenza di cumuli davanti me è assai sospetta…
Sto quasi per sorvolare Cividale ma un vento “fresco” da est mi coglie
da sinistra e mi sospinge poco gentilmente per la pianura, sto puntando
Udine, ormai cerco solo di allontanarmi il più possibile dai rilievi
per appoggiarmi a terra senza danni.
Ci riesco.
Mi giunge una telefonata da piloti che non conosco: Vittorio e Carlo
Anzil (che conosco solo dai suoi articoli) che mi hanno visto quasi
atterrare a Porzus ed ora mi stanno correndo dietro per la pianura.
Alla fine ci ritroviamo, faccio la loro conoscenza, la mia già notevole
stima nei piloti friulani aumenta ancora (arrivo persino a metterli sul
piano degli amici Sardi!) il loro entusiasmo per il volo è qualcosa di
contagioso.
L’entusiasmo da noi in Piemonte, purtroppo è ormai dai più quasi sconosciuto, quando non addirittura deriso ed emarginato!
La sera mi ricongiungo con i “Bimbi”, ceniamo insieme e sverno nuovamente da loro.
11 Luglio 2009, TRENTESIMO GIORNO: L’ALIANTE, PURGESSIMO E IL RICOVERO ELIO PISCHIUTTI. Km 33, totale Km 847
Oggi ricalco per la terza volta il decollo del Quarnan, questa volta
sono in compagnia dei “Bimbi”, ricominciamo a macinare strada verso
Gorizia, sto attento a non finire basso come ieri e riesco a passare
Porzus a quote accettabili, Nicole si è leggermente attardata, il Bimbo
ed io andiamo avanti incrociandoci senza mai fare le stesse scelte.
Ad un certo punto un aliante mi sfreccia pochi metri sotto i piedi e
poi mi fa uno spettacolo di acrobazia davanti al naso: looping, tonneau
e varie, grazie sconosciuto amico!
Finito di assistere allo sketch, riprendo la mia via verso sud, il
Bimbo è un km. alla mia destra alla stessa quota, non c’è più il vento
di ieri ma il risultato non cambia: io finisco a Fornalis, il Bimbo e
Nicole là intorno…
Cividale non perdona!
Con i “collaborazionisti” Carlo e Vittorio cerchiamo un decollo li
vicino, dopo varie peripezie lo troviamo, si tratta di una collinetta
sopra Purgessimo, la bora viene però allegramente da dietro e, in ogni
caso, non so se sarebbe stato più possibile un decollo in sicurezza: la
piante sono cresciute parecchio e la finestra di uscita è veramente
minima…
I Bimbi domani mattina partono presto per Sorica, io ho comunque deciso
che domani o passo oltre Gorizia o torno a casa, Cividale e la sua
boretta stanno diventandomi assai indigesti.
Mangio a Malga Quarnan facendomi qualche risata con le ragazze che la
gestiscono al pensiero che, qualche giorno prima, hanno rifiutato
ospitalità a Marco Zonca perché lo hanno definito un “tipo strano e,
forse, pericoloso”!
Poco sopra il decollo c’è un ricovero bivacco, il ricovero “Elio
Pischiutti”, lo raggiungo, dormo là sopra una tavola dopo essermi
goduto un magnifico tramonto rosso.
Nonostante il “rosso di sera” le previsioni per domani non paiono così diverse da quelle dei giorni passati… mah! Carpe diem!
12 Luglio 2009, TRENTUNESIMO ED ULTIMO GIORNO: DIO PERDONA? NON LO SO, MA CIVIDALE NO! Km 35, totale Km 882
Mi sveglio assai aggranchito (l’età avanza: una volta le tavole mi
parevano morbide come materassi!), colazione a Malga Quarnan e torno al
decollo, la giornata pare proprio poco generosa, aspetto.
Gironzolando trovo delle stelle alpine, ne prendo una (ce l’ho ancora
nel portafoglio come unico ricordo fisico di questo
viaggiopellegrinaggio.
A mezzogiorno quasi quasi parto ma il sole si vela nuovamente e rifaccio la vela a fiocco e aspetto ancora…
Mi sono molto affezionato a questa vela, mi ha dato moltissimo, se solo
la meteo non ci avesse osteggiati selvaggiamente avremmo potuto
compiere insieme grandi voli, probabilmente, al mio rientro dovrò
renderla molto presto, oiboh…
Arriva in decollo una coppia di giovani piloti, mi informano che oggi
c’è una gara di delta proprio li sotto, loro li hanno portati su con le
navette, il fatto che nessun delta parta ancora me la dice lunga…
Passo una simpatica oretta in loro compagnia, poi il cielo si riapre ed
io ho una meta da raggiungere, li saluto e parto, ancora nessun delta
per aria, solo un para, probabilmente un pilota partito da Kobarid, là
già da un po’ il cielo sembra più propizio.
Salgo non velocissimo, procedo per la strada ormai familiare, le quote
sono le solite, intorno ai 1500, davanti a Cividale le nuvole
spariscono, come al solito.
Arrivo fino alla base usando anche gli ultimi metri, parto per il
traverso e non trovo strade vantaggiose, arrivo sotto Purgessimo, i
campi sono li ad aspettarmi, salgo piano, finisce poco sopra il
decollino, finisce, provo ad andare verso Gorizia ma sprofondo sotto un
costone, torno indietro.
Risalgo sopra Purgessimo, provo nuovamente ad oltrepassare il costone
per una strada più esterna, il risultato non cambia: arrivo contro gli
alberi sotto la cresta.
Torno indietro, il poco sole che c’era scompare…
Questa volta non riesco più a risalire sopra Purgessimo…
Devo atterrare, davvero…
Resisto, cerco e spero sino agli ultimi metri…
Tocco terra…
È finita.
Il sogno di Didier dei 1111 km sulle Alpi, per ora, è ancora un sogno e dovrà aspettare ancora…
Io anche…
Piego, raggiungo a piedi Cividale e inizio a prendere treni che mi porteranno a casa.
CONSIDERAZIONI RISPETTO A QUESTO VOLO BIVACCO
La considerazione più evidente è che questo volo bivacco non ha
raggiunto i suoi due obbiettivi: arrivare nei dintorni di Trieste e
percorrere in volo 1111 km.
Il motivo più probabile per questo fallimento è, probabilmente, la
scelta sbagliata del periodo nel quale ho portato avanti il tentativo (
da metà giugno a metà luglio).
A volte la strada è più importante della meta, per questo, sono
moderatamente dispiaciuto, ma non archivio questo tentativo come
completamente infruttuoso…
Accanto a questa evidenza ci sono alcuni aspetti positivi che ritengo
utile evidenziare nel caso di futuri tentativi (miei o di altri
volenterosi).
I materiali
Ho avuto un’ ottima scelta dei materiali:
La vela, un Axis Venus 2 S alleggerita, categoria 23 o EN D, è
apparentemente una vela di categoria abbastanza “vivace” ma in questo
tipo di volo una certa velocità efficiente è spesso utile per togliersi
dai guai.
In realtà mi sono trovato molto meglio equipaggiato ad affrontare
avverse aerologie con questa vela che non con l’EN B dello scorso anno.
La necessità di saltare colli, catene montuose o semplicemente gli
ultimi ostacoli prima di arrivare al primo atterraggio possibile,
spesso con poca quota, fanno si che una vela più performante, pur se
leggermente più vivace, aiuti a superare meglio queste delicate
situazioni.
Grazie ad una vela molto performante ho potuto volare e sfruttare con
profitto termiche anche deboli e ventate, con svariati recuperi molto
prossimi al terreno, in questo viaggio ho effettuato veramente molti
recuperi “da per terra” molto gratificanti.
Allo stato attuale della nostra tecnologia costruttiva delle vele non
ritengo invece utile il passaggio ad una vela da competizione a causa
dell’esiguo aumento di prestazioni contro un cospicuo incremento della
pericolosità della vela in condizioni “molto frizzanti”.
La selletta, una Woody Valley Voyager Plus leggermente modificata per
questo evento, reversibile, leggera, robusta, comoda, sensibile, molto
capiente e ottimo zaino ben bilanciato per trasportare tutto il
materiale.
Gli incontri
Mai come questa volta ho trovato tante stupende persone durante il
viaggio, quando penso a loro mi sento veramente orgoglioso di essere
uno dei loro.
In questo viaggio ho trovato varie persone che già conoscevo e che si
sono mostrate in una luce nuova e (a mio avviso) decisamente migliore,
mi sembra quasi di averli conosciuti solo ora!
Ho anche conosciuto persone nuove, molte, collaborazionisti, piloti e
non, che sono diventati immediatamente “complici, tifosi” e parte
integrante di questa piccola avventura.
La loro disponibilità e generosità, oltre ad essere molto gradita ed
utile sul momento, mi commuove tuttora e mi fa ben sperare per il
nostro piccolo grande mondo.
Ho tra l’altro notato che tra i veri piloti non esiste nessuna
distinzione o snobismo tra coloro che volano in deltaplano e coloro che
volano in parapendio, alcuni volano felicemente con tutti e due i
mezzi…il “Nonno” e il “Baffo” ne sono due magnifici esempi.
Purtroppo, spesso nei campi di atterraggio e nei forum spesso prevale
la minoranza rumorosa veramente non edificante che, nel migliore dei
casi, sostituisce le braciole e le salsicce al volo, per fortuna la
maggioranza silenziosa esiste ed emerge sempre quando c’è veramente
bisogno di solidarietà ed entusiasmo!
Beh, spesso mi sono separato da loro con dispiacere, spero di rivederli
tutti e ritengo di essermi molto arricchito dalla loro vicinanza.
I pericoli
In questo viaggio penso di essere riuscito a contenere molto l’aspetto pericolosità.
Nel volo bivacco, diciamocelo pure, è molto difficile eliminare
totalmente i vari pericoli è però possibile ridurli notevolmente e
contenerli a livelli ragionevoli, questo sono riuscito a fare e sono
contento perché mi sembra già un ottimo risultato.
Questo risultato credo sia dovuto, come ho già detto, ad un’ottima
scelta dei materiali, a delle informazioni meteo abbastanza accurate,
ad una loro buona “interpretazione” sul luogo e a saper rinunciare ogni
tanto a qualcosa di “troppo dubbio”.
È evidente che io parlo di piloti a mio livello (suppongo medio alto) è
ben chiaro che personaggi come Maurer o Hofer sono molto al di là delle
normali possibilità e cose che loro, e pochi altri, si possono
permettere, sono molto sicure solo quando le fanno loro, sarebbe assai
poco sicuro presumere di poterli imitare senza arrivare prima ai loro
notevolissimi livelli!
Io ho messo a punto una filosofia e delle tecniche che funzionano per
buoni piloti, ma nell’ambito delle comuni possibilità umane, alcune
performances di Maurer non le ritengo proponibili per piloti che non
siano ai massimi livelli di professionismo.
ALCUNE CONSIDERAZIONI RISPETTO AL VOLO BIVACCO IN GENERALE
Nel vari voli che andrò ad esaminare una delle necessità comune è
quella di avere delle previsioni meteo affidabili per poter pianificare
sempre bene il proprio immediato futuro e limitarne i rischi.
Le moderne tecnologie ci danno una gran mano in questo senso bisogna però saperle usare e, soprattutto interpretarle bene!
L’esatta interpretazione delle previsioni, calata nel luogo nel quale
ci si trova è un’arte che richiede anni di attenzione e di allenamento
mentale.
È evidente che nessuna scuola è in grado di preparare piloti per il
volo bivacco, bisogna arrivarci da soli e farsi pian piano esperienze
sulle quali perfezionare i tentativi successivi (io sono naturalmente
ben contento se posso trasferire qualche parte delle mie esperienze a
chi vuole provarci).
Il problema maggiore del volo bivacco consiste nel fatto che non
possiamo quasi mai scegliere le condizioni meteo e il luogo di decollo,
quindi, a meno di combinazioni molto fortunate, spesso ci si trova nel
posto sbagliato nel momento sbagliato, solo pochi fuoriclasse (Maurer
per esempio) sanno trasformare quasi ogni giornata e ogni luogo in
“buona giornata e luogo ideale”!
Appare chiaro che ormai stanno prendendo piede vari tipi di volo
bivacco e similari, tutti rispettabili, ma da affrontare con filosofie,
materiali e tecniche diverse.
Elencherò qua di seguito i vari tipi da me conosciuti aggiungendo
alcuni consigli personali, ribadisco “personali”, spero che nessuno si
offenda se la mia visione non corrisponde alla sua.
VOLO ALPINISMO: salire le montagne a piedi (spesso montagne famose) e ridiscenderle in volo.
Filosofia: la salita è molto importante, spesso più importante della discesa in volo.
Materiali: vele e sellette leggerissime da montagna, attrezzature da alpinismo (a seconda della difficoltà della salita).
Molti ritengono un peso inutile l’emergenza, io ritengo che anche con vele basiche sia preferibile averla.
Da notare che bisogna essere sempre preparati ad affrontare la discesa:
può capitare (abbastanza sovente) di non riuscire in nessun modo a
decollare.
Tecnica: bisogna padroneggiare bene le tecniche di salita, essere ben
preparati ad affrontare un’eventuale discesa (sempre più difficoltosa
della salita) o bivacco in quota.
Le tecniche di volo passano in secondo piano: si tratta sempre di voli
abbastanza modesti fatti con vele molto semplici e dotate di moltissima
sicurezza passiva.
Serve avere una buona tecnica di decollo (a seconda della cima) la cima
può essere molto piccola, rocciosa, nevosa o ghiacciata, con poca
pendenza o in strapiombo, quasi sempre il vento sarà piuttosto
sostenuto, la rarefazione dell’aria in alta quota può essere, a seconda
dei casi, un aiuto od un ostacolo, bisogna in ogni caso tenerne conto
sia per la tecnica che per la grandezza della vela.
La rarefazione dell’aria può, in alta quota, giocare anche strani scherzi alla nostra psiche…
X-ALPS: è una competizione, con tutti i pro e contro di una competizione.
A volte spettacolare, a volte quasi noiosa (quando si marcia e non si
vola), spesso pericolosa (c’e una media di emergenze e di incidenti
piuttosto notevole, ma i media e gli sponsor “esigono” l’estremo).
I piloti che sono selezionati sono quasi tutti di un certo livello e sanno bene i rischi che corrono.
Non si può parlare in questo caso di volo bivacco perché l’equipaggio è
costituito da un pilota ed un accompagnatore con mezzo meccanico,
inoltre (a volte) il volo non è il protagonista principale: si tratta a
tutti gli effetti di un biathlon, spesso la forma fisica ed atletica ha
il sopravvento (Maurer, per fortuna, ha molto corretto questo aspetto).
Filosofia: si tratta a tutti gli effetti di una gara, quindi la
filosofia è tipicamente competitiva, usare al meglio le proprie
possibilità nel rispetto delle regole di gara imposte
dall’organizzazione.
Materiali: vela e selletta molto leggeri e molto performanti, si tratta
(quasi sempre) di piloti in grado di usare attrezzature molto spinte
con discreti margini di sicurezza.
Per quanto riguarda l’accompagnatore, serve di tutto di più: deve
essere come Eta Beta, in grado di tirar fuori sempre tutto ciò che
serve sul momento (sia informazioni che materiali).
Tecnica: ottime capacità di volo, grande forma fisica, perfetto feeling
con l’accompagnatore e molta preparazione specifica per l’evento (anche
da parte dell’accompagnatore).
VOLO BIVACCO CAMMINATO: sulla scia dell’X Alp va di moda questo tipo di
viaggio, camminando, volando, da soli o in compagnia di altri piloti.
In questa varietà, spesso, il volo assume dimensioni molto modeste ma
si tratta sempre di viaggi molto importanti e formativi per chi lo
pratica.
Filosofia: compiere dei percorsi, a volte anche dentro di noi, non
avere appoggi che ci seguono ma, eventualmente arrangiarsi a trovare
degli aiuti lungo il cammino, quando servono.
Considerando che questo spostamento prevede di compiere tragitti sia in
volo che a piedi sarebbe opportuno non usare l’autostop e altri mezzi
meccanici, diversamente viene fuori un minestrone del quale non si
capisce più nulla.
Materiali: materiali tipici da volo bivacco: vela, selletta, materiali
vari da volo, buone calzature, bastoncini per camminare, e materiale da
bivacco (sacco a pelo, materassino, tendina, viveri, ricambi di
biancheria e varie).
Particolare attenzione va posta per l’attrezzatura da volo: chi vuole
dare a questo viaggio una prevalenza di volo sceglierà materiale da
volo maggiormente performante e quindi più pesante ed ingombrante, chi,
invece darà a tale evento un taglio più “camminereccio” sceglierà
materiali molto leggeri e poco ingombranti, tanto non ricercherà
particolari performances in quanto farà prevalentemente planate e, con
un piccolo fardello, potrà muoversi a piedi molto più agilmente ed
agevolmente.
Tecnica: saper volare e saper camminare nella percentuale richiesta dal
proprio personale progetto: un progetto che prevede prevalenti planate
e molti spostamenti a piedi richiederà un ottimo camminatore e un
modesto pilota, viceversa occorrerà un buon pilota e un discreto
camminatore.
VOLO BIVACCO CAMMINATO E ASSISTITO: volo molto simile al precedente,
segue tutte le stesse regole e modalità, può essere assistito da
accompagnatori in macchina e furgoni.
Chiaramente, in questo caso non si tratta di vero volo bivacco, ma di
un viaggio propedeutico al volo bivacco, può essere un ottimo modo per
farsi una prima esperienza limitando quasi completamente i rischi
personali e passando, successivamente, al vero volo bivacco.
Filosofia: divertirsi, imparare, socializzare con i compagni di viaggio
e fare esperienza per passare eventualmente ad un vero volo bivacco
autonomo.
Materiali: come nel volo bivacco camminato: ciò che serve a seconda del “taglio” che si intende dare al proprio viaggio.
Tecnica: non è necessaria nessuna tecnica particolare, si fa questa esperienza proprio per formarsi una propria tecnica.
VOLO BIVACCO FLESSIBILE: è quello che ho praticato io negli ultimi
anni: volo bivacco senza accompagnatori al seguito, il percorso deve
essere fatto pressoché completamente in volo, gli spostamenti
orizzontali a terra devono essere limitati al minimo possibile, solo in
caso non ci siano decolli praticabili nella zona (per motivi meteo, di
sicurezza o di totale mancanza di punti d’involo).
Il percorso che viene preso in considerazione, da chi pratica questa
disciplina è esclusivamente quello effettuato in volo, gli spostamenti
a piedi sono solo accessori per arrivare al decollo.
Filosofia: volare, volare e volare.
Camminare quando serve per arrivare ad un decollo.
Spirito di indipendenza: trovare sempre sul momento e sul posto la
soluzione ai problemi che man mano si presentano, la fantasia è, in
queste occasioni, un valore aggiunto.
Essendo il volo al centro di questa filosofia e non dando alcuna
importanza agli spostamenti a terra, ho ritenuto accettabile prendere
passaggi, funivie o navette per salire ai decolli.
Questa deroga o concessione al “volo bivacco integrale” serve,
ovviamente per non perdere giornate di volo quando si buca a metà
giornata o a non perdere giornate quando si è in un decollo involabile
per motivi meteo.
Materiali: vela e selletta molto performanti per usare al meglio le
condizioni di volo, limitatamente alle capacità e possibilità di
controllo del pilota.
Buone calzature, bastoncini, materiale vario da bivacco e per riparare la propria attrezzatura in caso di danneggiamenti.
Questo tipo di materiale, per forza avrà un certo peso ed ingombro
quindi il pilota sarà effettivamente ben attrezzato per il volo ma
lento, goffo ed impacciato negli spostamenti a terra.
Tecnica: una buona tecnica di volo e di atterraggio in quota, buon allenamento a camminare.
Non fa male sapersi muovere, cercare sentieri ed orientarsi bene in alta montagna.
Tecniche mentali per reggere sul lungo periodo: la fatica fisica e,
soprattutto quella mentale, si accumulano con il passare dei giorni,
bisogna essere ben allenati per controllarle.
IL VOLO BIVACCO: quello pensato e praticato da Didier.
Il vero “volo bivacco integrale” e senza alcun compromesso.
Completamente autonomo, imperniato essenzialmente sul volo, senza prendere passaggi, funivie o navette.
I percorsi sono pensati per essere volati e gli spostamenti a terra
sono praticamente inesistenti, se la meteo non è favorevole in quella
zona si aspetta e si gode della natura così com’è.
Si tratta effettivamente del top, del massimo livello che attualmente
ci è dato di pensare, per poterlo praticare bisogna oltre ad essere
buoni piloti e buoni atleti avere delle particolari situazioni di
libertà fisica e mentale, anche del proprio tempo, libertà che pochi al
mondo possono permettersi.
Filosofia: volare e godere al massimo della propria libertà.
Totale spirito di indipendenza e capacità di adattarsi a qualsiasi situazione.
Non avere nessuno stress o fretta di raggiungere qualcosa o qualcuno ma prendere tutto come viene.
Materiali: gli stessi del volo bivacco flessibile.
In aggiunta bisogna disporre completamente del proprio tempo: saper
rinunciare a giornate anche molto promettenti per il volo (in caso di
buco a metà giornata), saper rinunciare a volare bene a 20 o 30 km. da
dove ci si trova e rimanere sotto piogge, venti involabili o costoni
esposti male.
Tecnica: tutte le tecniche del volo bivacco flessibile.
In aggiunta è molto importante avere ottime tecniche per fare top (è più elegante e si cammina meno).
Anche la tecnica di volo deve essere affinata al massimo: in questo
tipo di volo un buco a metà giornata difficilmente è recuperabile.
Pierandrea Patrucco
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